“Levante anoressica”, “Romina Falconi cicciona”, “Jolanda Renga brutta e raccomandata”: l’odio dopo il Pride non ha confini

Pride significa orgoglio. Orgoglio di essere chi si è e di poterlo essere fieramente. In realtà per parte delle “pecore da tastiera” (perché i leoni sono fieri, regali, coraggiosi e non si nascondono dietro un monitor o un nickname che spesso inizia con “User”) il Milano Pride ha rappresentato solo un’occasione per sparare a zero, chissà poi con quale investitura di autorevolezza, su chi ha avuto il coraggio e l’orgoglio di salire su un palco davanti a migliaia di persone ed esprimersi. E farsi vedere.
E così improvvisamente Levante è stata etichettata da alcuni utenti del web come “anoressica” solo perché magra. "I commenti sul corpo degli altri sono niente altro che la manifestazione della miseria che ci si porta dentro. Parlare del mio corpo come quello di una persona anoressica, con la facilità con cui alcune persone hanno fatto nei giorni scorsi, non solo è folle per la falsità del fatto ma è gravissimo per chi ne soffre davvero e legge le vostre parole di disgusto" ha commentato la cantautrice.

“Tra un po’ la terra la sfonda… per il peso” è stato il commento di supposto Adone del web a un video su Instagram della performance della cantautrice Romina Falconi al Pride di Milano. “Ma signor Maurizio, sono alta 1 metro e 53 e peso 54 chili - ha ironizzato l’artista romana, dimostrando sicuramente di avere un peso intellettuale molto debordante rispetto a quello dell’utente che ha digitato il commento in questione -. E’ tutta la vita che cerco di volermi bene. A volte ci riesco, a volte no. La gente che si attacca al peso degli altri è gente che nella vita è destinata ad attaccarsi al ca…”.
Fino a questo punto abbiamo parlato di artiste note che calcano i palcoscenici da decenni. Di donne con le “spalle larghe”. E già questa ondata di odio nei loro confronti fa rabbrividire. Ora ecco un caso che più che i brividi fa venire la nausea. Ho pubblicato sul mio profilo TikTok un video che ritrae Ambra Angiolini e la figlia Jolanda Renga mentre sul palco del Milano Pride cantano “T’appartengo”, successo iconico della stessa Ambra.
“Adesso tutti i figli dei cantanti vogliono fare tutti i cantanti”, “La figlia di Ambra non sarà bella ma è di una dolcezza e di una semplicità. Avrà preso il carattere del padre che sembra una persona molto umile”, “Jolanda mi raccomando non fare la cantante e nemmeno l’attrice”, “Vedo che è timida la figlia, non come la mamma alla sua età”, “Ma perché non canta qualche capolavoro del padre”, “E le opportunità sempre ai figlioli”, “Non esattamente intonata”, “Renga ha lasciato il gruppo”: questi sono solo alcuni dei commenti sotto quel video. Lasciando perdere l’italiano spesso zoppicante di chi si permette di insultare il prossimo ma forse dovrebbe occuparsi di leggere un paio di libri di grammatica, il contenuto di questi commenti è disarmante. Molti utenti si sono espressi rispettando i soggetti del video, sia chiaro. Le offese immotivate, però, purtroppo ancora oggi fanno male. Molto male. Più di quanto chi alleggerisce la propria greve giornata scrivendoli possa anche solo lontanamente immaginare.
Jolanda Renga è poco più che ventenne e dal palco del Pride ha diffuso un messaggio di pace insieme alla madre, i cui occhi brillavano dall’orgoglio nel vederla lì, dicendo “Io non sono nessuno”. Ed è proprio qui che si crea il cortocircuito: gli odiatori, loro sì, non sono nessuno e vogliono trascinare, denigrandoli, gli oggetti della loro invidia nella spirale dell’essere nessuno.
Luce